Dom Hemingway

2013

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    Titolo: Dom Hemingway
    Anno: 2013
    Genere: Crime Comedy
    Regista: Richard Shepard (anche sceneggiatore)
    Attori principali: Jude Law, Richard E. Grant, Demián Bichir, Emilia Clarke, Mădălina Diana Ghenea.

    Dom Hemingway è un ladro scassinatore di cassaforti rimasto in galera per dodici anni dopo un colpo, per essersi rifiutato di testimoniare contro i complici e il suo capo. Quando finalmente esce di prigione la prima cosa che fa è cercare un risarcimento, per aver perso dodici anni di vita in cui non è potuto stare con sua moglie, né con sua figlia Evelyn.

    Un film che era passato sotto i radar, e che ho avuto la fortuna di vedere solo di recente.
    Le sue caratteristiche migliori sono un ritmo vivace di narrazione, grande interpretazione del protagonista, Jude Law, e una leggerezza d'insieme che nasconde un messaggio più profondo.
    Non la considero un'opera esente da difetti, anzi, ne ha diversi. I dialoghi a volte sono forzati o hanno un tono esagerato, la trama in se ha poco contenuto e i personaggi secondari hanno una caratterizzazione marginale e superficiale.
    Però, anche nei suoi difetti, io ho notato una certa originalità ed una forte voglia di trasmettere un messaggio.
    La storia gira tutto intorno alla figura notevole del protagonista, Dom Hemingway, che una volta uscito di prigione sarà un fiume traboccante di emozioni represse per dodici anni. Dom vi porterà in un viaggio surreale dove i suoi desideri materiali daranno progressivamente strada a quei dolori che erano stati celati, ma che prepotentemente lo metteranno con le spalle al muro e lo costringeranno ad affrontare il suo senso di colpa.

    Consiglio caldamente di seguirlo in lingua originale, Jude Law ci regala una grande interpretazione, sarebbe un gran peccato non ascoltare la sua voce ed il suo accento perfetto.
     
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    CITAZIONE (absolute @ 14/6/2015, 02:09) 
    Quindi, critica di Dom Hemingway

    SPOILER ALERT
    attenzione, la seguente critica cita spesso e parla direttamente di moltissime scene del film, se non lo avete visto e (come me) odiate gli spoiler di qualunque tipo, siete invitati a NON LEGGERE questa recensione se non avete visto il film. Declino ogni responsabilità in merito.

    DOM HEMINGWAY

    "Dom Hemingway è un film del 2013 scritto e diretto da Richard Shepard, con protagonista Jude Law."

    Così inizia la pagina wikipedia dedicata a questo film. Ma è davvero solo un film del 2013 scritto e diretto da Richard Shepard, con protagonista Jude Law? O è qualcosa di più? Secondo me è molto di più. Ci troviamo di fronte ad un film manifesto, una svolta epocale. Un film che cambierà il modo con cui guardate il mondo. Perché sotto alla superficie c'è molto di più.

    Potrei stare qui a parlarvi della struttura dei film a capitoli, come in Tarantino o Lars von Trier. Potrei parlarvi dell'eccelsa recitazione di Jude Law e le numerose particolarità dell'accento usato in questo film tipicamente britannico. O potrei stare qui a fare discorsi sulla fotografia molto curata, i colori saturi, l'attenzione nella realizzazione di pioggia, riprese subacquee, la scena a ralenti dell'incidente, i primi piani decentrati... Potrei parlarvi dell'aspetto tecnico di questo film, ma sarebbe ben poca cosa. Lascio tali quisquilie ai "semplici" critici cinematografici mentre io mi concentrerò sulla vera anima di questo film.

    Ma prima ancora farò una breve descrizione di alcuni punti fondamentali. C'è poco da dire, le scene cult di questo film sono tre. La prima è, ovviamente, il monologo iniziale in cui Dom esalta le qualità del suo pene. La seconda è la ben nota scena dell'incidente a ralenti. E la terza non ve la dico. Si potrebbero spendere migliaia di parole (anche solo la stessa ripetuta per mille volte volendo) sulla descrizione di queste scene. Ma è troppo facile, del monologo iniziale già ne parlano tutti. E perché dovrei abbassarmi anche io a fare questo quando c'è molto di più da dire su tutto il resto? Quindi, dopo aver chiarito in ben tre paragrafi quali sono le cose di cui NON vi parlerò in questa critica, immagino che sia venuto il momento di dirvi qualcosa.

    Oppure potrei temporeggiare un altro po' parlandovi di come stamattina mi sia accorto di aver finito i biscotti e abbia avuto seri problemi a consumare la mia colazione. Che poi oggi ero pigro per uscire e mi sono dimenticato di fare la spesa, quindi domani mattina dovrò accontentarmi di nuovo di fette biscottate e marmellata. Sono problemi seri questi, mica roba da poco. Eppure sospetto che voi siate qui per leggere altro.

    Dom Hemingway è un film spiazzante. Ad una prima visione potrà sembrare un'accozzaglia di scene poco sensate con un protagonista cerebroleso che non conclude nulla nella vita. Infatti inizialmente viene in mente un accostamento al personaggio de Il Grande Lebowski. In altre scene, soprattutto quelle in Francia, viene naturale fare un accostamento con alcune scene del film The Wolf of Wall Street. Per non parlare dell'ovvio accostamento ai numerosi film di alcol e droga come Paura e Delirio a Las Vegas, Trainspotting, Via da Las Vegas (ok, quest'ultimo non c'entra niente, ma parla di alcol e si accostava bene a Paura e Delirio). Di sicuro è un film che per certi versi è passato inosservato nel panorama internazionale ma che col tempo ha i numeri per diventare un cult. Un po' come successe con Donnie Darko, inizialmente penalizzato dal fatto di iniziare con un incidente aereo con una data di uscita di poco successiva al fatidico undici settembre. Ma sospetto che anche questo Dom Hemingway col tempo troverà la fama che più gli compete. Forse. Sono sicuro che forse la troverà. Ma anche no.

    Infatti questo film ha diverse chiavi di lettura. Un primo strato, forse il più banale, è quello dato dalla potenza dei dialoghi. Ritroviamo spesso una continua ripetizione di termini, botta e risposta tra personaggi. Ma in diversi momenti, si trovano termini ripetuti fino a che non perdono di significato. Ad esempio il "cock" del monologo iniziale. La forchetta nella scena del carcere quando viene detto a Dom della telefonata (la call, "the call" stessa). Il discorso sul "avrei voluto ma non potevo" che c'è
    tra Dom e Lestor. O anche il semplice "ci vediamo al posto vicino al posto" che si dicono Dom e Dickie scappando dal club di Lestor. C'è un susseguirsi di giochi di parole, calembour e ripetizioni che in molti casi nascondono citazioni e allusioni insospettabili. Ad esempio c'è il nome del nipote di Dom, Jawara che nel film viene detto essere senegalese. Ma soffermiamoci di più su questo nome. Jawara è composto da Jaw, mandibola e "ara" che urban dictionary ci fa notare essere un appellativo per persone dell'Armenia orientale. Ma cosa ci ricorda "jaw", mandibola? In primo luogo viene citato anche da Fontaine quando racconta la storia di come abbia pestato a sangue il suo migliore amico per aver accidentalmente ferito una tipa che lui amava segretamente senza averci mai parlato. E cosa ci suggerisce questo? Ovviamente che tutta la storia raccontata da Fontaine è solo un'allegoria. Infatti è un chiaro riferimento agli Illuminati che anche se si ritengono "migliori amici" del mondo, sono pronti a distruggerlo qualora questo non segua il loro volere. Un po' come i templari che decisero di fondare l'area 51 per nascondere non dei fantomatici alieni, come hanno intenzionalmente fatto credere alla gente, bensì il Santo Graal, che altro non era che l'anello che Dom Hemingway ruba nel finale del film. Perché è tutto collegato! Ma la gente non ci pensa. Quindi pensatelo. Non lasciatevi distrarre dalle verità del mondo, altrimenti farete la fine di Lestor. Ovvero rimarrete con un buco nel muro di casa vostra.

    Ma passiamo oltre. Ci sono numerose tematiche molto profonde affrontate in questo film. C'è una continua denuncia di problemi sociali in ogni dialogo di questo film. All'inizio nel monologo di Dom in carcere vengono citati Renoir, Picasso e il Louvre e successivamente si parla di sistema scolastico. Questo denota la critica verso l'inadeguatezza delle scuole verso l'arte, come si evince da recenti studi molti giovani britannici infatti non sanno neanche a cosa si riferiscano questi nomi e non saprebbero distinguere un Monet da un Manet. Per farvi capire quanto possano essere ignoranti a non saper distinguere una "o" da una "a". Molti di voi penseranno che basterebbe allungare la "zampetta" della "a" (o scriverlo in stampatello), ma così sarebbe troppo facile, servono anni di studi in costosissime scuole d'arte per capirlo ed è proprio quello che intende Jude Law parlando di una scuola a cui dare il nome del suo organo di riproduzione.

    Poi abbiamo un chiaro riferimento alle religioni. Per prima alla mitologia norrena, infatti Jude Law cita "il metallo, l'acciao e il titanio" (non mi ricordo neanche più dove ma me lo ero segnato ad un certo punto), chiari riferimenti a Odino, Thor e i Titani che non sono norreni ma poi se non li cito si offendono. Prosegue con numerosi riferimenti musicali, da Elton John a God Save the Queen, come anche i Primal Scream, si noti come tutti i riferimenti sono anglosassoni. Ma ovviamente non passano inosservati i numerosi riferimenti ai veri problemi sociali. Ad esempio il razzismo, infatti Dom fa una battuta razzista che lo stesso destinatario, il compagno della figlia, quindi il genero di Dom, gli rinfaccia. Ma anche sulla tomba della moglie di Dom, lui stesso dice al suo nipote che la sua defunta nonna era chiaramente razzista. Per non parlare del riferimento ai bambini somali che moiono di fame che il pene di Hemingway dovrebbe salvare. Poi si allude al fatto che Fontaine sia cresciuto in un orfanotrofio russo o che Paulina sia romena. Inoltre Fontaine vive nel sud della Francia, chiara allusione al problema del meridione. O il riferimento alla schiavitù quando Dom e Dickie arrivano in Francia e Dom lancia la sua valigia all'autista che era stato mandato a prenderli come se non fosse un essere umano ma solo un lacchè. Poi uno dei temi fondamentali è la critica verso l'alcolismo e la tossicodipendenza, Dom ogni volte beve e tira strisce di cocaina, addirittura ha un battibecco con Dickie quando beve poco prima di dover fare il suo lavoro da Lestor. O anche il grave problema del fumo. Infatti Dom è stato dodici anni in prigione e si stupisce nel constatare che ora è vietato fumare dei pub, questo vuole farci capire come il mondo sia cambiato in così poco tempo e come potrebbe apparire ai noi stessi del passato, neanche troppo passato, trattandosi di soli dodici anni fa. Poi c'è la figura della donna oggetto, prima le ragazze mandate come "regalo" per Dom appena uscito di prigione e poi le ragazze a petto nudo che giocano a ping pong nell'ufficio di Lestor o la stessa Melody che fa un complimento al mento di Hemingway e ne riceve uno sul suo seno.

    Ma veniamo alla tematica più importante di tutte. Si tratta dell'animalismo. Infatti appena Dom Hemingway arriva alla villa di Fontaine si parla di caccia. Dom spiega che è abituato ad usare le armi in tutti i modi (principalmente contro altri esseri umani) ma che non è mai andato a caccia e che soprattutto non vuole proprio mangiare conigli perché sono "carini". Ma poi la sera Fontaine gli offre proprio il coniglio, quasi come vendetta per il comportamento del pomeriggio e Dom lo mangia! Capite? Lo mangia come se niente fosse. E per sottolineare questo aspetto viene anche citato il coniglietto di Pasqua in un dialogo successivo. Questo perché in realtà è un animalista ipocrita, d'altronde più tardi si scopre che lui una volta aveva ucciso un gatto per mandare un segnale ad un suo antagonista. Ed era il gatto di Lestor, che infatti lo prende a pugni due volte e la usa come scusa per evirarlo più tardi. Questo è emblematico, Lestor rappresenta lo spirito dei veri animalisti che sono stanchi di vedersi rovinare la reputazione da falsi ipocriti e giustamente la loro vendetta viene personificata da Lestor che picchia Dom per ben due volte dicendo "per Bernard!". E Bernard diventerà il simbolo della lotta animalista quando questo film riceverà finalmente il giusto seguito che merita. "Per Bernard" diventerà il nuovo slogan dell'animalismo del terzo millennio.

    La seconda tematica fondamentale è quella dello scontro generazionale. Innanzitutto il rapporto tra genitori e figli rappresentato dal padre fallito Dom e sua figlia che è rimasta orfana con una madre morta di cancro e un padre in prigione. Poi il rapporto tra il nipote e Dom che nonostante si tratti un fallito riesce comunque a trovare il modo di farsi apprezzare da questo bambino in momenti piuttosto surreali. Ad esempio seduti sul bordo della vasca, sulla tomba della nonna morta e così via. D'altronde il nome del nipote, Jawara, significa "amante della pace". Sembra quasi che voglia quindi fare "pace" con suo nonno, ovvero vuole determinare una riconciliazione tra le loro due generazioni così distanti. Un altro aspetto dove si ristrova questo scontro è anche all'interno della stessa categoria generazionale. Infatti vediamo prima un club dove suona la figlia di Dom, musica dal vivo, un determinato tipo di "moda giovanile". Subito dopo vediamo una discoteca dove vanno i giovani "figli di papà" per arricchire i malviventi come Lestor. Discorso che si ricollega al primo dialogo tra Dom e Fontaine, sul fatto che i conigli francesi sappiano di "rivoluzione", mentre la caccia è per "nobili" e Dom stesso dirà di sentirsi più un "contadino", ma non sa apprezzare neanche la "rivoluzione" dei conigli (chiaro riferimento a La Collina dei Conigli di Richard Adams tra l'altro).

    E per concludere abbiamo le frasi emblematiche che cita Dom in diversi momenti del film. A partire da "le cose succedono, a volte le aspetti a volte no" che caratterizzerà tutti gli avvenimenti del film. Passando per "Un uomo senza scelte ha tutte le scelte del mondo" che vuole racchiudere il senso intrinseco dell'opera. E per concludere c'è la crescita psicologica del personaggio che passa dal suo pensiero iniziale di "guardo quello che voglio guardare e penso quello che voglio pensare" per arrivare ad un'epifania nel suo discorso con Melody in cui lei gli chiede cosa voglia più di tutto dalla vita. Come nel biblico caso di Pietro che rinnegò Gesù per tre volte prima del canto del gallo, Dom per tre volte dice di volere i soldi. Ma all'ultima domanda di Melody rivela che no, non sono i soldi che vuole, bensì la riconciliazione con sua figlia. Che puntualmente avviene nel finale. E da lì in poi tutto si rimette a posto, infatti ritrova Paulina a cui ruba un anello con diamanti e ottiene anche i tanto agognati soldi.

    La morale del film è quindi racchiusa in questo ultimo confronto con Melody, la persona che lui ha salvato perdendo così tutti i suoi soldi. Ma sarà proprio lei a fargli realizzare che la cosa alla quale tiene di più al mondo non sono i soldi bensì la famiglia. E infatti questa è la ricompensa per la sua buona azione, un finale "vissero felici e contenti" dopo che per quasi tutto il film aveva passato a maledire la sua cattiva sorte. Un film che esalta il valore della famiglia, della patria e della religione (Odino, Thor e Titani, come già spiegato).


    Però a ripensarci forse Mad Max era più bello.
     
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