Votes taken by sigfried

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    Titolo:

    Compleanno di eles-chan



    CITAZIONE
    I have a drink
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    Dato che è una superflash, ci potrebbe essere la possibilità di voto obbligatorio?

    Se non si ha il tempo per votare, non si ha neanche il tempo per giocare.
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    Ehm, no... i neutrini non sono più veloci della luce. Ci fu un errore di calcolo.
  4. .
    Senza voler fare una lezione di narratologia, la differenza tra un romanzo e un racconto non è data dalla lunghezza dell’opera, non esclusivamente almeno, ma da altre qualità intrinseche. Generalmente un romanzo ha un arco temporale più lungo; un numero di personaggi maggiori; la presenza di sottotrame; un tema di carattere più universale e profondo; un universo descritto nei dettagli; e altre cose. Il racconto è il suo opposto speculare.
    Tuttavia ci sono romanzi brevi, molto brevi, che non hanno quasi nessuna delle qualità dette sopra. O almeno, sono così nascoste da non essere visibili. E poi ci sono i romanzi brevissimi.

    Il primo esempio che mi viene in mente, è quello di Fredric Brown, scrittore di fantascienza e di gialli tra gli anni cinquanta e settanta, maestro delle short story e dei finali a sorpresa che capovolgono il senso di tutto ciò che si era letto fino a quel momento; è anche uno dei miei scrittori preferiti di sempre. E questo suo romanzo brevissimo, mostra tutte le sue capacità.


    CITAZIONE
    The last man on Earth sat alone in a room. There was a knock on the door.
    L'ultimo uomo sulla Terra sedeva da solo in una stanza. Qualcuno bussò alla porta.


    Un altro romanzo breve, è scritto da uno dei maestri della narrativa minimalista. Uno scrittore americano che odiava il barocco in letteratura e diceva, tra un cocktail all’avana, e un safari in Africa, che un vero romanzo deve nascere dalla prima frase vera che scrivevi. Parlo di uno scrittore che ha inventato l’arte di togliere le parole, e scritto romanzi dove ogni parola fosse necessaria: Ernest Hemingway. Che scrisse un romanzo di solo sei parole, che considerava la sua miglior opera:


    CITAZIONE
    For sale: baby shoes, never worn.
    Vendesi: scarpe da bambino, mai usate.



    E infine l’ultimo esempio che voglio portarvi, è quello di Augusto Monterroso, scrittore guatelmalteco di lingua spagnolo, maestro del racconto breve di genere fantastico:

    CITAZIONE
    Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí.
    Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.




    Come si è notato, non ho voluto commentare nessun dei tre romanzi. Li chiamo romanzi e non racconti, perché sia pure nella loro brevità, hanno tutto ciò per farti immaginare una storia completa e un universo narrativo autonomo. E mi piacerebbe che chiunque li commenti e dica cosa suscitano in loro.
    Ma lo scopo di questo topic è un altro, ed è quello di scrivere romanzi brevi, di massimo dieci parole. Non è concorrenziale al contest di scrittura, qui ognuno può scrivere quando ne ha voglia, non c’è scadenza, non c’è voto, non c’è tema, è puro gioco verbale, e palestra per il contest.


    Inizio io.

    Titolo: L'ultimo rogo.

    CITAZIONE
    E alla fine i contadini vinsero.
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    Bene, questo topic deve essere spostato nella sezione Sopravvivenza & Consigli Avanzati.

    La lezione di vita che ho imparato: mai accettare un invito a mangiare se cucinate voi!
  6. .
    Devo ringraziare Bubi per la disponibilità a rispondere alle infinite domande che gli ponevo; risposte articolate e generose di informazioni molto più di quanto certe volte richiedessi.
    Un po' troppo rigido come master, ma gentile.
    Bravo.
  7. .
    Sigpeccator!

    Marco lupo: ardere oggi Ossolutamente.

    Facevo Jesus cane (per qsto chiesto dare sondata).
    Jesus lupo se:
    1) sopravvissuto sapesse suo ruolo lupesco specif.
    2) strega devia su lui (pericolo sopravvissuto, strega parli domani).
    3) lupi sbran. ubriaco master sceglie casualmente un lupo (fosse così, ci va di sfiga perché non ci permette essere certi bontà tra jesus e lulla).

    Lulla se sei cane oggi mordi Bisso (solitario o proL).

    Jador meno sospetto lupo: non pulito.

    Mefy = ?

    Stecata = puzza.

    Poppolo tace troppo. Eco = boh.

    K: solo per conferma, quale frase di obba hai vagliato?
  8. .
    Knaves e Fede ma che state a di'? XD

    Ho fatto moooooolte dichiarazioni non equivocabili. Ne faccio un'altra, ma poi non dite che ribadisco la mia bontà.

    Gioco con i contadini e vinco esclusivamente con i contadini! (l'ho corretta per essere ancora più chiaro).
    Volendo, lo psicologo, può spezzare la frase e scegliere la preposizione che più gli piace.

    No, poppole, mi sono espresso male. Ho pensato Franz o Feffa meretrice, dopo la loro morte. Prima non ne avevo idea. E comunque, era un pensiero esile, a cui non ho dato seguito. Tant'è che alla conferma di Franz son rimasto un po' sbigottito.
    Quando l'ho attaccato in pubblico, era perché non stava partecipando, tutto qua. Col sennò di poi è stato un doppio errore: uno perché ho indotto il veggente a sondarlo. Due: perché magari l'assassino (queste è la mia ipotesi migliore sulla sua morte) l'ha pensato ubriaco.

    Se la veggenza vuole cambiare lato, io propongo Gesù. Non tanto per il ruolo che penso abbia, quanto perché chi meglio di lui può portare la verità?

    Ora il veggente ha una doppia scelta. E i lupi anche XD

    Eco, non sapendo cosa dirai non so, però se riesci a portare un po' di chiarezza, per me puoi dire ciò che pensi. La scelta è tua.
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    CITAZIONE (Feffolina @ 16/7/2015, 18:41) 
    CITAZIONE (sigfried @ 16/7/2015, 18:35) 
    Vorrei far notare un aspetto un tantino bizzarro.

    Stecata fa due post inutili. In uno dice che è stanco, nell'altro che non ha capito un cazzo. E svanisce. E Franz lo vota, senza una minima motivazione né in topic né altrove. Poi Franz sparisce, per ritornare a spiegare solo come è visto il creatore di mostri, ed eclissarsi ancora.
    State ponderando quello che pondero io?

    Che lo zucchero sull'uovo fritto è una vera schifezza?

    Quindi?


    Eco <3 infatti credo che ti voterò. Se eri proC nei retroscena te gonfio!

    Mi sembrano due lupi che si votano tra loro, per dissimulare, senza fare schiamazzi nel cortile, e lasciando che noi ci scanniamo a vicenda.
    Il voto di Franz, così anticipato, avrebbe avuto senso se egli fosse lo psicologo; ma nel caso lo sia, dubito fortemente che il primo sondato fosse stecata.
    Mi puzza.
    Volevo solo che anche altri ci pensassero.
    Per ora li possiamo lasciare lì.
    Sotto lo scrutinio severo dei nostri occhi che tutto sovrastano.
  10. .
    Bubizord è lo spelacchiato, dai. O la farfalla proL.

    (che io chiamerei falena, per non creare equivoci: e sapete che una delle prime definizioni di falena è: tutto ciò che distrugge divorandolo? che ci sono falene che si nutrono solo di lacrime, attaccandosi ai mammiferi vicino l'occhio, spesso bovini, ma anche di umani?)


    Ha cambiato atteggiamento da ieri.

    Poi è estate. Il fuoco le attira. Volerà come una foglia che cade, cullando, per evitare i pipistrelli, finché farà solo una fiammata.
  11. .
    Faccio un'analisi della partita

    - Il veggente si fida di me e fa bene.
    - I lupi hanno paura a mordermi perché o potrei essere protetto o potrei riservagli una bella sorpresa: ergo mi vogliono bruciare.

    Bubizord me lo vedo bene come lo spelacchiato.

    Se veggente mi affida la sondata, e domani sono vivo, un lupo ve lo do di certo. Forse due.

    Se mi vuole far visita il cacciatore, che lo faccia.
    Lo psicologo lo vedrei bene su Kado, a cui gli chiedo, visto che vuole domande: puoi dichiarare di vincere con i contadini in maniera incontrovertibile e fuori da ogni giochetto semantico e linguistico?
  12. .
    Essere creduto da Gesù è stato il mio sogno fin da bambino.


    Comunque ripeto, le possibilità (di prendere un buono) non sono 1/3. Ma 2/4 virtuali sulla base delle mosse possibili, e 2/3 reali sulla base delle mosse effettivamente fatte. Questi calcoli a prescindere dalla locanda.
    Ma comunque lasciamo perdere, non serve a nulla.

    Dobbiamo ragionare sulla locanda e capire davvero cosa è accaduto.
    Se il mitomane non ha copiato i due mutanti originali, siamo a cavallo.
    Per tagliare la testa al toro, comunque, io ho un'ideuzza, ma mi serve collaborazione. Io so chi è stato sondato. Chiedo quindi ai due mutanti buoni di lasciare un segno se sono stati mitomanati.
    Anzi, probabilmente se è stato copiato può dirlo, dovesse morire il suo ruolo viene preso dal mitomane ora apprendista.
    Mi pare l'unica soluzione veramente a prova di errore.

    Fa troppo caldo per bere vino, ma nel caso serva una mossa geniale, e questa non sortisca effetti, poi ci penso a ricorrere al doping come Froome.
  13. .
    Sono serissimo invece.
    Se hai un ruolo importante, con la tua prima uscita, hai messo un bersaglio sulla tua schiena. A cerchi. Bianchi e rossi.
    Se sei cattivo, hai messo benzina intorno ai tuoi piedi: o nafta. Costa meno.
    Non ti chiedo di dire il ruolo in arringa eh, anzi.
    Però domani finisci al rogo, oltre che ora in arringa. Salvo aggiornamenti.

    ahahahhahahahah mefy :)
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    CITAZIONE (ilguardiano @ 15/7/2015, 04:16) 
    Non lo so lady e non so dove vado e quanto prendo, domani se mi chiama lui bene se no domani o giovedì lo chiamo io perchè voglio vedere quanto mi paga e se mi paga una miseria non ci vado, per meno di 1400 toh massimo 1300 non parto, lavorare all'estero per 1000 euro non ne vale la pena

    e già 1300 sono pochi

    Guardiano, al di là dello stipendio, che siano 1300 o anche solo 1000, il mio consiglio è di partire comunque.
    Siano in periodo nero, e se hai la fortuna di trovare un lavoro, sarebbe come sputare in faccia alla fortuna.
    Inoltre il bagaglio culturale e di esperienze che ti potrebbe dare un nuovo lavoro ti aiuterà sicuramente nelle scelte future, a saperti districare e valutare cosa fare nella vita e a capire la gente. E chiaramente, con un lavoro, è pure più facile trovare una lady tutta tua.
    A tutto questo si aggiunge che il lavorare avrà grossi benefici sul fisico e la psiche. Ti sentirai più vigoroso e più forte mentalmente.
    Poi la vita è tua, e fai la scelta che più preferisci. Per me non partire sarebbe un errore. Ho preferito scriverlo qui, e non in privato, perché magari se anche qualcun altro la pensa come me, e te lo dici, questo mio pensiero avrebbe più credibilità.

    Chiuso o.t.
  15. .
    Il titolo e descrizione, ovviamente, non sono pubblicità occulta, è ciò che avrete se riuscirete a superare la colonna di vento in cui eles-chan è nascosta, e conquistarne prima il cuore, l'anima e niente sesso. Siete brutti. Al massimo una birra. Calda.

    Comincio io per dare il buon esempio.





    HYPNEROTOMACHIA





    Il bordello rifulge di luce propria. HYPNEROTOMACHIA
            Era una notte buia e tempestosa, dice un cliente appena uscito. Mi fissa. Ehi guascone, sai che tutti conoscono questa mia frase perché la cita un cane di carta con una nuvola. Ma nessuno sa che l’ho rubata a Edward Bulwer-Lytton. E sparisce borbottando nelle nebbie dell’inconscio, unendosi a tre moschettieri.
            All’entrata, una cicciona imbellettata di fumo, lo psicopompo del luogo, mi invita con modi melliflui in cui mi impongo di sciogliermi.
            Dentro è dedalo di piani sfalsati e angoli morti, fintamente morti; sono porte su universi paralleli, o su muri sbattuti in faccia; l’ombreggiatura ha caratteristiche metafisiche e innaturali: le facciate buie non sono scure perché la luce non le colpisce, ma è come se il buio fosse qualcosa di vivo, una parte pulsante dell’edificio. Posso illuminarle con una metafora? Con un’analogia?
            Le porte sono tutte chiuse, mi giro e chiedo alla traghettatrice dove posso trovare la felicità, ma è sparita. Improvvisamente cambia anche la struttura architettonica della costruzione; il labirinto diventa un immenso tunnel senza inizio e fine: non posso ritornare nel passato, devo solo andare avanti.
            Il futuro è una figura altissima senza volto, accompagnata da tre bestie: una lince, un leone e una lupa. Vicino la lupa c’è un vecchio con i baffi arricciati. Attento a lei, mi fa. Attento picciotto. Ho letto la tua storia, dico. E lo saluto. Ma più vado avanti, nell’ombra di quel fantasma senza faccia, e più mi sento demoralizzato, non c’è nessun tappa intermedia a farmi sembrare il viaggio meno lungo, nessun traguardo dell’intergiro. Allora mi schiaccio contro il muro. Se proprio devo morire, morirò riposato.         Ehi genio.
            Chi sei? sono solo. E questa voce, io la conosco.
            C’è una porta davanti a te, non la vedi?
            La vedo. Perché prima non potevo? Avevo bisogno che qualcuno me lo dicesse?
    La porta è socchiusa, una lama di luce ne esce. L’apro. C’è oscurità dentro. (La luce da dove veniva allora?) Gli occhi hanno bisogno di tempo per abituarsi al buio. C’è un letto. Sul letto un ragazzo che appare più giovane di me; ha una gamba amputata e gioca con un battello di carta, le barchette che fanno tutti i bimbi; nell’altra mano ha un fucile.
            La vita è altrove, mi dice. Rimbaud? Sorride. In sogno e immagine, non sono altro che un illuminations come i cieli grigi di cristallo e il bizzarro disegno di ponti: da ragazzino mi copiavi, nevvero?
            Vero.
            Non fare quella faccia suvvia, tutti nella letteratura rubano. È il segreto non detto dei libri.
            Perché hai smesso di scrivere?
            Perché volevo essere tutto. Ogni istante era per me la tappa del viaggio.
            Ti invidio assai, anche se non bacerei mai Verlaine.
            Guardami, sono morto piangendo e invocando la mamma sulla nave che mi riportava a casa. Credi davvero all’agiografia degli epigoni e dei modaioli? Mi porge la barca. Tieni questo feticcio, può servirti.
            Prendo il dono: lo fisso fino a farmi male. No. Non ne ho bisogno. Mi sorride: hai fatto un passo, ma sei lontano dalla felicità.Lo so.
            Esco.
            Entro in un’altra stanza: un uomo accarezza una donna bellissima, nera come il nulla di una favola letta a dieci anni. La donna ha il volto di un gatto.
            Vuoi fumare un po’ di oppio?
            No, dico. La pelle d’ebano della donna mi dà le vertigini.
            Peccato. Cosa cerchi?
            La felicità.
            Nel bello non c’è promessa di felicità.
            Nel bello.
            Già.
            Hai davvero bisogno di vedere altro per scrivere?
            Sorride: io non sono te, e soprattutto tu non sei me. Non cercare un senso di ciò che fai in quello che gli altri hanno fatto. Hai conosciuto Rimbaud, lui ha sempre professato l’essere assolutamente moderni. E tu che fai? Ti specchi nella morte?
            Non lo so. E poi con la mia solita presunzione: ma non eri tu che cercavi la salvezza nella morte da contrastare allo spleen? Non cercavi l’analogia in tutto?
            Ragazzo, piantala di farti queste domande, credi davvero che io sapessi cosa facevo? No, ero solo affascinato dall’idea che avevo di me nel fare certe cose. Ma ricorda, se ti dovessi imbarcare, non catturare un albatro.
    Sorrido: ora me lo scrivo.
            Puoi andare, adesso. Io aspetto un amico. Dal nulla appare un tizio bianco ed emaciato. Tracanna una bottiglia di alcol puro e ha sulla spalla ha un corvo ciarliero, che ripete una solo ossessiva parola: nevermore, nevermore, nevermore.
            Il corvo ha quella voce familiare; la ignoro; faccio una domanda all’ubriacone: Che vuol dire quella poesia?
            E se avessi voluto liberare il significato, pensi che quando ho spiegato il processo creativo, non l’avrei fatto?
            Forse; perché hai usato il verbo liberare?
            Vattene, devo drogarmi e odiare mio padre.
            Buon lavoro.
            Ritorno nel corridoio. Considero che è uno strano bordello, senza una puttana.         Trovo un’altra porta e vedo un uomo che si fa frustare a sangue da un ventenne biondo. Mi fissa: un eroe non può avere sensi di colpa?
            È per i sensi di colpa? O per quello che ti hanno fatto i turchi?
            Mio Dio, quanta arroganza nelle tue parole. Fai sempre e solo domande di cui conosci la risposta. Ma sai anche che quando fai queste domande, ti mentiranno. E tu le fai, e soffri come un matto in un momento di lucidità quando poi ti arriva la risposta falsa, perché cerchi la verità.
            Che vuoi dire?
            Che il piacere nel dolore è una cazzata, ecco cosa voglio dire. È una malattia schifosa che non puoi dire a nessuno e ti mangia dentro. Non c’è nessuna lussuria in esso. Non cercarlo. Vuoi essere un altro me? molto meno famoso? Ma soprattutto, voglio dirti che quando ti fidi di qualcuno non tradisci mai te stesso.
            Lawrence io cerco la felicità.
            No, tu vuoi solo soffocare il tuo dolore. Hai ingaggiato sfide al di là della tua forza, e della forza di chiunque. E non accetti la sconfitta perché sei immaturo. Credi che esser spinti da una nobile causa, dall’amore e dalle passioni, possa permetterti di sbagliare? Credi che chi ama molto non tradisca?
            Io non l’ho tradita. Io l’amo e l’amerò per sempre. Ho scelto di perderla per salvarla, anche se così, mi sto distruggendo. Ma tu, hai mai tradito i tuoi amori?
            Sparisci, ringhia.
            Esco. Qualcuno mi urta correndo. Scusa, fa, sto andando a morire in duello. Fuori c’è la tormenta, ma poi sarò in buona compagnia, troverò Lermontov.
            Buona fortuna, dico, e ridiamo insieme.
            Che strano bordello. Non c’è una puttana in giro e trovo solo scrittori e artisti. Laggiù vedo un tizio senza un orecchio: sta dicendo che le sue pennellate nascondono la forza, ecco perchè sono curve, per imprigionarla. Un altro pittore mentre beve birra lascia cadere da uno stecco del colore: mi definiscono il nuovo Picasso. Morirà in auto con la sua amante. Da una stanza che non vedo mi giungono i gemiti di piacere di una donna. Apro la porta e trovo un uomo di barba e capelli canuto. Della donna non c’è traccia.
            Sentivo delle urla.
            Erano le mie: nella mia vita non ho fatto che scrivere libri dove nessuno potesse togliere una sola parola e invece di leggerli che fanno? scrivono libri su di me, e si interrogano se fossi un uomo o un eunuco, se la mia vita fosse vera o mistificazione. Mentre l’unica cosa che conta sono le mie parole, quello sono io.
            Perché ti sei ucciso?
            Hai intenzione di girare tutto lo scannatoio e far domande agli altri che nascondono domande su te stesso? o vuoi sapere altro? Vuoi forse sapere se è vero che la morte è facile? Certo che lo è.
            Io non voglio morire, gli urlo con rabbia.
            Questo lo so, ma ti comporti come una ragazzina di sedici anni, affascinata dall’idea della morte.
            Non è vero.
            Mi fissa negli occhi: ho capito. Ho visto il tuo demone ora, non cerchi la morte, cerchi qualcosa di molto peggio. Vai fuori, troverai chi aspetti.
            Ed ecco le puttane. Marja, Sònja, Christiane, la moderna Sugar, e quelle più diafane di cui non ricordo il nome. C’è anche Kathleen, l’ultimo acquisto di questo bordello, che bacia con passione la pianista nera Rose.
            Ti sei sempre innamorato di puttane, dice qualcuno dietro di me. È la voce del corvo. È la voce senza corpo. La voce familiare. Mi volto. Ora ha un corpo. Ora vedo chi è. Sono io. Io. È un sogno penso. Solo nei sogni posso essere doppio. Quando avevo diciassette anni mi capitava spesso di accorgermi di sognare e trasformavo la struttura semantica del sogno a mio piacere; ero un Dio, e potevo fare tutto: volare, rubare, uccidere. Ma oggi non mi sento un Dio.
            Mi avvicino al mio alter ego; e sorrido. Sorride anche lui, un sorriso che il mio gancio sfregia di sangue. Lui finisce a terra e lo colpisco con un calcio ai reni. Si contorce per il dolore, ma io non ho finito, neanche per il cazzo ho finito. Mi siedo con le ginocchia sul suo petto e lo colpisco con i pugni al volto. Pugni preci, lenti. Lascio passare qualche secondo tra un pugno e l'altro che la paura si deve insinuare nell'intervello. Dopo ore ho schegge di denti nelle nocche; e il sangue che gli schizza dalla faccia bagna la mia come se io piangessi. Ma non mi fermo. Vado avanti finché non ho più nulla da colpire. Poi mi accorgo che non sente altro dolore, che i miei pugni sono superflui. Allora mi alzo. Cerco un secchio pieno d’acqua che subito trovo e glielo getto in faccia, e lui si riprende un po’. Sorridendo lo rimetto in piedi e lo colpisco con una ginocchiata alle palle: ora lo sentirà, il dolore. Lui vomita sangue ma ridacchia: colpisci come mia nonna. Forza puoi fare di meglio. Sei debole. Sei un debole. E ancora insulti, e ancora e ancora, nonostante gli dia tanti di quei colpi da farmi male le braccia. Ma...
            Sento un abbraccio: qualcuno mi stringe da dietro con tanta di quella forza che mille me non potrebbero spezzare la stretta. Provo a girarmi: chi mai può essere così forte?
            Non girarti. È una voce femminile, camuffata. Non la riconosco ma so di chi è. Oh, certo che lo so.
            Non girarti, ripete lei. E smettila.
            Sento i miei occhi riempirsi di lacrime, ma le ricaccio indietro.
            Lasciami. Poi, con una paura mai provata prima, le chiedo: sei tu? Perché sei venuta?
            Per dirti di non cercare la felicità nello squallore. Per ricordarti dov’è la felicità, perché ti amo.

    Mi sveglio, in lacrime.
            Non c’è nessuna guerra erotica nel mio sogno. O forse si?

    Edited by sigfried - 14/7/2015, 20:02
250 replies since 6/12/2010
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