Votes taken by stecata

  1. .
    se optate per me come lupo non vi conviene, se optate per me come criceto posso capire.
  2. .
    Il criceto può essere qualcuno che inizialmente a giocato molto e quindi a suscitato attenzione ed ora sta un po sulle sue??? può essere?

    Comunque rimane il fatto che se non si becca il criceto non ci si può buttare sul lupo o sui lupi ( valutiamo sempre il peggio che non è mai male).

    La cicala è qualcuno/a che Canta. Cantare in termini mafiosi vuol dire dare delle soffiate. Esserci e non esserci può significare che la cicala o sta dando poche informazioni o fa doppio gioco ?

    Lo s'è rotto non ho proprio idea di che possa significare
    E sul mira vuol dire che il veggente è vivo ma stanotte non ha beccato una ceppa .

    Aspetto i post strani notati da Mandarina :asd:
  3. .


    Dedicata al sud del mondo

    La madre della razza,
    da dove nasce l'alba
    nella leggera sabbia
    ce ancora chi si ammazza.
    Fra tante e tante specie,
    milioni di animali,
    a prenderne le veci
    sono gli esseri umani.
    La sorte del destino
    di un mondo sparpagliato
    come se fosse innato
    decidere il cammino.
    Questa responsabilità
    nessuno gliela ha data.
    Sentirsi come Dio
    la terra non è amata
    l'animo non è pio.
    Dio , Dio ,Dio come siamo arrivati,
    il verde non c'è più,
    ne campi sterminati
    solo lavori in schiavitù.
    Coca cola , oro cash,
    mac-donald , vesti tresh,
    superfluo e dipendenza,
    la macchina va a benza.
    I frigo sempre pieni
    leggeri i pensieri.
    Giorni ripetitivi,troppe le distrazioni
    a tenerci impegnati lontano dalle azioni.
    La giù sognano questo
    ma loro ancor non sanno
    che quello che anno perso
    e molto più che un danno.
    Il tutt'uno con la terra
    il sole che insegna,
    la luna messaggera.
    E il ciclo naturale che regna,
    la storia narrata è vera,
    il sangue è dolore non si gioca a far la guerra.
    Una modernità buona è possibile.
    che sottostà a la natura,
    che sia affidabile,
    che valuti i pro e i contro,
    che sia pura,
    e che con il mondo non generi mai scontro.
  4. .
    Calcio , ma ho fatto un po di anni di ciclismo. Mi piace molto il basket

    Cosa cambieresti del mondo?
  5. .
  6. .


    Giorno 3. 23-10-2014

    E’ un sollievo poter scrivere ancora su questo diario.
    Io ce l’ho fatta, la mia vecchia penna no. Soffocata dal caldo del deserto è esplosa macchiandomi una maglia e un paio di pagine precedenti a questa.
    A venirmi in soccorso è stato nuovamente quel vecchio uomo, che gentilmente mi aveva spiegato il trucco della benzina. Mi ha donato la sua, non ha fatto solo quello.
    Ho voglia di scrivere e di narrare le cose in ordine , da dove avevo lasciato.

    Appena partiti, subito in salita, si capiva che il viaggio non sarebbe stato facile.
    Le dune si susseguivano l’una dopo l’altra e scandivano un ritmo di Sali e scendi snervante, fastidioso, quasi fossimo su una barca e metteva a dura prova gambe e schiena.
    Il sole era alto in cielo e risplendendo sulla sabbia mi infastidiva la vista. L’orizzonte annebbiato dall’afa non consentiva di vedere una possibile fine, un possibile arrivo. Il vento lieve formava piccoli turbini, minuscoli uragani che nascevano per poi morire in pochi metri. Dalle mie parti si pensa che questi siano le anime degli antenati defunti che si ostinano a voler vivere.
    Omar con il suo fare autoritario ci ordinò di fermarci, un breve pit stop, una bevuta ed eravamo già in viaggio.
    Fino a qui andava tutto bene, pensai.
    Quando l’orologio puntava le ore 11 , il caldo diventava insopportabile, un uomo anziano si lascio cadere accasciandosi in salita. Poggiò un piede in avanti, la testa chinata e bagnata in maniera inverosimile metteva in mostra le sue vene gonfie che pulsavano.
    Un uomo corse subito in soccorso, Omar partì a ruota e lo afferrò dal collo esclamando << Le regole erano chiare. Non si aspetta nessuno!>>
    Nei chilometri seguenti altri fecero la stessa fine.
    Ci fermammo per l’ultimo stop e li finì l’acqua. Alla ripartenza notai qualcuno staccarsi dal gruppo. Era la mia vicina di posto su quel pulmino orribile.
    Fui tentato a voltarmi ma il coraggio mi manco. Per l’ennesima volta . La paura di una reazione di Omar mi bloccò e continuai a camminare. Continuai ma con lo sguardo rivolto a lei,una duna dopo l’altra fino a non vederla più.

    Il viaggio sembrava infinito e la sete mi toglieva le forze. Quando come in un miraggio mi apparse lui fra tutti gli altri. Il vecchio signore mi si avvicinò e mi disse << ei, Avvicina il tuo orecchio qui>> e continuò sottovoce << mi chiamo Sam, vieni con me>>.
    Sam gridò ad Omar con faccia di bronzo e un sorriso beffardo << Ci fermiamo a pisciare , non vi preoccupate vi raggiungiamo in un lampo!>>
    Mi portò dietro un masso e si tolse lo zaino. Con gesti lenti, come quelli dei vecchi del mio villaggio, sciolse i lacci che legavano lo zaino, lo aprì ed estrasse una borraccia. Mi disse << bevi ora e velocemente. Attento a non farti vedere>>, un acqua caldissima che mi donava sollievo ad ogni sorso.
    Mentre raggiungevamo il gruppo disse che era meglio non sprecare il fiato, che il mondo è piccolo e che prima o poi due faccia si rivedranno. Eppure sentivo che quell’uomo aveva tanto da raccontare, gli si leggeva negli occhi e nelle mani consumate dal lavoro.
    Finalmente arrivammo a Sabha. Li trovammo due militari.
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    Omar si avvicinò e iniziò a parlare. Tirò fuori i soldi e vennero subito contati. Il militare ci fece segno di seguirlo.
    La sua auto procedeva a passo d’uomo e da lontano iniziavamo a vedere delle strutture.
    Arrivammo davanti ad un centro di detenzione.
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    senza darci spiegazioni ci fecero salire all’interno d’un conteiner trainato da una motrice, non prima di aver riscosso altri 20 dineri .
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    Non avevo trovato zio Abdel lì e la cosa non mi lasciava presagire nulla di buono.
    Ora mi trovo qui, insieme ad altre 100 persone. C’è buio e l’unica luce entra da delle grate come se fossimo in prigionia. Mi chiedo se mai arriverò in francia?. Mi domando che ne sarà di tutta quella gente lasciata sola nel deserto?. E soprattutto non so darmi spiegazioni sul perché zio Abdel non era lì, perché mi aveva promesso altro?
    Un uomo dice che il viaggio durerà molto, io spero vivamente di no. Che Allah mi protegga! Allahu Akbar!


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  7. .


    Giorno2 . 22-10-2014

    Mi sveglio più stanco di prima, i sedili sono scomodi e fissati in modo maldestro. Infatti ad ogni frenata si sposta leggermente avanti. Quest’ultima frenata è stata particolarmente brusca , tanto da svegliarmi. L’aria è sempre più pesante, un misto di sudore e altri odori sgradevoli ormai la fanno da padrona. Accanto a me c’è una signora, avrà una 30ina di anni. La sua corporatura è robusta, grandi fianchi , un gigantesco culo e delle gambe grasse, talmente grasse da tenermi incollato alla fiancata del pulman da un lato e alla sua gamba dall’altro. La mia ormai incollata alla sua , sudata, sembra non appartenermi più. A fatica riesco a muoverla e subito inizia a formicolarmi, quasi come quando vieni aggredito dalle formiche rosse che qui sono molto pericolose perché mordono.
    Eppure ricordo vagamente questa signora. Facendo mente locale quasi come un sogno la ricordo.
    Ero bambino, l’acqua non veniva giù da mesi. Amadoù indicò mia madre e altre donne, gli ordinò di recarsi a non pochi chilometri dal villaggio. Li avrebbe trovato una stazione di rifornimento degli aiuti umanitari e quindi delle cisterne con acqua. Mia madre mi portò con se e li la ricordo, un po’ più magra d’ora ma era lei. In fila con noi aspettava il suo turno e poi via con il bidone sulla testa verso il suo villaggio
    Mi chiedo se abbia ancora quella forza per affrontare il viaggio, me lo auguro per lei.

    Immerso in questi ricordi quasi non mi accorgevo di cosa stava accadendo. Ora l’attenzione dell’intero pulman è rivolta verso l’uomo in camicia con la cicatrice.
    Si presenta a tutti dicendo <<mi chiamo Omar Kanì, adesso statemi a sentire bene, chiaro! Non ripeterò due volte, chiaro! Qui termina il viaggio in pulman. A circa 5 kilometri da qui ci sta la polizia di frontiera. Noi dobbiamo aggirarli e arrivare vicino a Murzuq, li troveremo un militare nostro complice che ci farà strada fino a Sabha , li ci aggiorneremo. Il cammino a piedi è tanto, circa 40 chiilometri.
    Le regole sono queste:
    Punto numero 1 , chiunque diventa un peso o un ostacolo per il resto del gruppo verrà lasciato indietro.
    Punto numero 2 , chiunque tenta colpi di testa verrà allontanato dal gruppo
    Punto numero 3 , porteremo con noi 4 bidoni d’acqua . Deciderò io quando fermarci e quando ripartire
    Punto numero 4, il più importante, io sono uno di voi! Chiunque farà il mio nome rivedrà la mia faccia e la pagherà con il sangue , Wallahi!


    Ora siamo giù e iniziamo i preparativi. Gli altri prendono i bagagli dal tettuccio, alcuni sistemano lo zaino, io lo ho già in spalla. Osservo bene l’uomo in camicia, ha nelle mani 4 siringhe. L’autista porta verso di lui i bidoni dell’acqua e inizia ad aprirli 1 ad 1. Omar inizia a versare 1 siringa a bidone. Il liquido all’interno è verde e non riesco a capire cosa sia.
    Un uomo mi si avvicina e mi dice << Non ti preoccupare, quella è solo benzina>> , non posso crederci e l’uomo se ne accorge guardando i miei occhi spalancati. << E’ un vecchio metodo per evitare che qualcuno in preda al panico beva tutta l’acqua. La benzina non si deposita sul fondo, sta a galla e l’unico modo per bere è inclinare il bidone e bere poco alla volta.>> l’uomo continuò. Non posso credere ai miei occhi, ma penso che non sia male come idea, anche questo fa parte della sopravvivenza . Le dune sono alte, impediscono di guardare l’orizzonte e penso che con questo caldo vorrei trovarmi già in cima e scendere. Ma poi penso che ce ne sarà un'altra e un'altra ancora. Mi assale un po’ la paura, ancora una volta mi manca il coraggio. Purtroppo non posso tornare indietro, troverei solo la morte. Vedo una roccia , ne vedo solo metà perché tagliata dalla duna. Mi ricorda mia zia mentre mangiava il fufu con in testa il suo solito tuppo. Per un attimo mi si allieta l’animo e il cuore ricomincia a pompare regolarmente. E’ ora di mettere nello zaino il diario e cominciare a camminare.
    Omar ci fissa e inizia a fischiare come quando si chiamano le pecore. Con il suo sguardo severo mi indica e mi dice << Come On>>
    Libyan_Dessert


    CONTINUA.......

    Edited by stecata - 7/1/2014, 05:07
  8. .
    Va bene, mi faccio coraggio e cerco di dare una mano alla futura sezione writing. Devo ammettere che nella vita non sono stato un ottimo studioso, ho perso 2 anni a scuola e sono uscito con un voto bassissimo. Per fortuna nell'ultimo anno di scuola ho conosciuto 1 professore eccezionale e dei compagni altrettanto in gamba, eravamo una piccola classe che ancora oggi ringrazio. Mi hanno fatto capire che lo studio non è imposizione ma liberazione, che la cultura è sopratutto una cosa personale ma che va anche condivisa e discussa con gli altri e che la strada e la gente possono raccontarti come gira il mondo. CI provo con questo racconto/diario consapevole di commettere o/errori grammaticali o di essere ripetitivo a volte, ma come si dice a cosenza nessuno nasce imparato.
    Quindi Buona Lettura



    Diario di Mohamed Karmassi

    Giorno 1 . 21-10-2014

    Mi chiamo Mohamed, sono nato il 4/12/1991 in Mali nella regione di Kidal in un piccolo villaggio non troppo lontano dalla capitale, il mio gruppo sanguigno dovrebbe essere 0 rh- , parlo il francese e un poco di inglese.
    Sto per intraprendere il mio viaggio che ha come destinazione la Francia, spero che queste informazioni non debbano servire a nessuno.

    Il confine sia in Marocco che in Algeria è più controllato del solito, in questi mesi molti giovani della Mauritania hanno deciso di spostarsi a nord e passare dal Marocco per entrare in Spagna.
    Molti di loro sono stati respinti, altri incarcerati.
    Queste notizie mi hanno convinto a cambiare rotta e puntare sulla Libia

    Mio zio Abdel vive in Libia da tempo, lui li fa il gommista, non è ricco ma almeno non vive i problemi dei maliani, la siccità, la disoccupazione , la guerra. La Libia non è un bel paese , ma se stai al tuo posto e conosci la gente giusta riesci a tirare avanti.
    Ho sentito lui una settimana fa. Era a conoscenza della mia volontà di partire e si è mosso bene in questi mesi per trovarmi il giusto aggancio e il giusto periodo.
    L’appuntamento è per il 25-10 , le sue istruzioni sono state chiare : dovevo presentarmi al confine con 200 dinari, altri 20 per il bus che mi deve portare vicino sabha, li ci incontriamo con zio Abdel e pagare altri 40 dinari per prendere entrambi il bus che porta a zuwarah.
    Per adesso so solo questo,e già mi basta.
    Voglio lasciarmi alle spalle tutto quello che ho passato. Se il destino mi è stato avverso, sarò io a fargli cambiare idea.

    Sono su questo pulman da 13 ore siamo quasi arrivati a Tamanrasset in Algeria, il caldo è soffocante, il paesaggio arido e con poca vegetazione e siamo veramente troppi. Il bus sembra uno di quelli che ho visto in tv circolare per le vie di londra tant’è la roba che c’è sopra , comprese le persone. Manca solo la guida turistica. Al suo posto purtroppo c’è il tizio che ha riscosso i soldi, indossa una camicia a righe rossa , un pantalone nero e dei sandali con la chiusura a strappo, la faccia è segnata da diverse cicatrici , in particolare mi fa riflettere quella che parte dalla bocca e arriva quasi fino al lobo dell’orecchio, chi ha partecipato alla guerra è segnato sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta. Qui le guerre non sono silenziose e intelligenti, non sono fatte a distanza di chilometri. La guerra in Mali è sanguinosa, è cruda, è spietata. Si combatte a distanza ravvicinata, si bruciano villaggi opposti, si stuprano le donne e a volte si rubano bambini. Io sono sempre fuggito, non ho mai affrontato il nemico, non ho mai avuto il coraggio. Quel coraggio che è costato la vita ai miei 4 fratelli.
    Avevo anche una sorella, si chiamava Mariam, è morta in una delle peggiori siccità che il mio villaggio ha passato. Era bella Mariam, occhi grandi e neri , labbra e naso piccolo quasi alla francese, capelli intrecciati e quasi sempre raccolti da un elastico. Tutti la ricordano, specialmente Amadou.
    Amadou è il maestro dell’acqua, lui controlla il livello, decide quanta acqua prendere giornalmente , come dividerla fra le famiglie, manda i più giovani a sco-scavare nuovi pozzi.
    Amadou è una persona buona è giusta, lui amava Mariam, la amava come una figlia, come una nipote. Conosceva noi tutti , conosceva la nostra storia e proprio per questo riusciva a trovare serenità e speranza nel sorriso che mia sorella gli regalava. Amava quel sorriso e le sue battute , amava vedere Mariam mentre tutto intorno era arido,secco e sapeva di morte e disperazione.

    Il mio viaggio è solo all’inizio e a me sembra già tanto, sono stanco e ho bisogno di dormire. Spero di addormentarmi presto e di riposarmi almeno un po’.



    CONTINUA......

    Edited by stecata - 7/1/2014, 05:20
  9. .
    Ho trovato dei video veramente belli , il canale è di un certo scottecs e credo che sia anche lui a realizzarli, vorrei dei vostri commenti



    Come ho letto nei commenti riporto, ascoltatelo con le cuffie




    :eh?:



84 replies since 7/7/2008
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