Attentato a Parigi...

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    ...di nuovo.

    Le info stanno in giro per il web insieme ai twit di Salvini e ai messaggi tranquillizzanti di Alfano.
     
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  2. lvrk!
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    Ho seguito tutta la sera le notizie che si rincorrevano e non sono riuscito a fare altro, seppure con amici.. credo di averla vissuta peggio di qualsiasi altro attentato.
    Ho visto i video degli spari, le immagini fuori dal locale, i post su fb degli ostaggi ancora chiusi dentro quel maledetto locale.
    Tutto surreale ma purtroppo vero.
    Non so che dire, pensare che sia in un paese a pochi chilometri da qui mi lascia sgomento.
     
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  3. Initzu Bastard
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    Mi spiace per le vittime.

    Ma le vite umane valgono uguali, che siano francesi o siriane, italiane o irachene. Non posso dire che premere un pulsante per sganciare una bomba sia un atto peggiore dell'entrare in un luogo pubblico e fare una strage col kalashnikov, ma di sicuro è un'atto più vigliacco.

    Tutti adesso a fare i moralisti e i paladini della giustizia, ma quando per "sbaglio" bombardiamo dei civili in posti lontani dal nostro a nessuno frega un cazzo.
     
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  4. FedeH«
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    Credo che la cosa che mi abbia messo più angoscia, non è tanto la vicinanza geografica, quanto il fatto che non siano stati colpiti obiettivi "sensibili". Non erano dei simboli, erano locali pieni di persone della mia età, presi a caso in un venerdì sera in cui chiunque avrebbe potuto trovarcisi.

    Inu, hai ragione.
    Complice la strumentalizzazione che ne fanno i media e la politica, ci sentiamo toccati solo quando riguarda un paese più simile al nostro, perché ci accorgiamo di poter essere coinvolti e non ci sentiamo più tanto al sicuro. Allora inizia l'isteria di massa e diventa facile aizzare all'odio, poco importa che ci vadano di mezzo altri civili, l'importante è che siano lontani dai nostri confini.
    Ed è così che un bombardamento "sbagliato" ci sta e non fa notizia.
     
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  5. Maialino Impavido
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    CITAZIONE (Initzu Bastard @ 14/11/2015, 14:19) 
    Mi spiace per le vittime.

    Ma le vite umane valgono uguali, che siano francesi o siriane, italiane o irachene. Non posso dire che premere un pulsante per sganciare una bomba sia un atto peggiore dell'entrare in un luogo pubblico e fare una strage col kalashnikov, ma di sicuro è un'atto più vigliacco.

    Tutti adesso a fare i moralisti e i paladini della giustizia, ma quando per "sbaglio" bombardiamo dei civili in posti lontani dal nostro a nessuno frega un cazzo.

    Mi pare molto umano esser più tediato da un morto in casa che da uno nella villetta di fronte. Secoli fa andavamo per clan. Ora per nazioni e confederazioni.
    Essendo francese, un attentato a Parigi mi colpisce più di una bomba mal riposta in Siria. Non sarà giusto, né logico e neppure umanitario ma è molto umano. Su questo, ora, alcuni manigoldi faranno leva per arraffar seggi.

    Detto questo, le bombe francesi in Siria sono state un gesto inutile, non autorizzato, disorganizzato e dunque deprecabile, a mio avviso.

    Ma i morti non si giustificano con altri morti, specificarlo mi pare anche troppo banale...
     
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    Sarò forse tragico ma mi domando quali altri requisiti manchino per definire un conflitto in quanto "mondiale" prima di accettare come e quanto la guerra, come la civiltà, sia destinata ad evolversi. Anche in termini di numero e locazione delle vittime.
     
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    Sono d’accordo sia con Inu che con Fede, tranne su un piccolo dettaglio. Non è propriamente corretto affermare che ieri non abbiano attaccato simboli. In realtà hanno colpito tre simboli di uno dei valori più importanti che abbiamo, e l’angoscia di Fede e quello che ha scritto dimostra che hanno ottenuto lo scopo. Parlo della libertà.

    Ieri hanno colpito lo sport, la musica e i bar. Tre simboli delle nostre conquiste sociali. Tre simboli ideologici da sempre condannati dalla loro religione.

    L’attacco era stato programmato scientemente e con questo scopo precipuo. Altrove ho letto che era una vendetta per l’omicidio del boia, ma non solo non è qualcosa che si può programmare in poche ore, i bersagli sono sintesi di una strategia studiata a tavolino. Hanno atteso di colpire Francia VS Germania. Le due nazioni più potenti d’Europa. Aspettavano l’occasione da mesi. Hanno attaccato la musica metal. Hanno ammazzato giovani seduti a bere alcolici. Con il fine di farci sentire insicuri nei nostri luoghi di svago e di evasione dalle brutture della vita. Nei nostri luoghi di libertà e che consideriamo, nell’accezione più profana, sacri.

    Ieri sera alla notizia appena letta ho pensato inizialmente che era un po’ come l’attacco a Charlie, ed ero andato a letto; ma non riuscivo a dormire e ho riacceso il pc e mi sono unito alla discussione nella multi. Credo che si parlava per esorcizzare gli spettri che ci sciamavano dentro. O per scacciare un po’ la rabbia dall’impotenza. Non so bene cosa passasse nella testa degli altri, ma io continuavo a ricordare un giorno di 25 anni fa.

    Era da poco scoppiata la Guerra nel Golfo. Facevo la quinta elementare. Ottobre credo. Sui banchi c’era chi scriveva l’acronimo di Bush “Bush Uccide Saddam Hussein”; si parlava dei cannoni e dei missili di Saddam che potevano colpire le coste del Sud: Sicilia e Lecce; ricordo Gianfranco che indicando la cartina dell’Italia appesa nei corridoi, mentre si andava in bagno e diceva che gli iracheni non sarebbero mai arrivati a noi perché prima dovevano battere la Mafia, la N’drangheta, la Sacra Corona Unita, come se fossero degli eroi; si temeva davvero che la guerra potesse arrivare nelle nostre case. E quella sera prima di addormentarmi, anche se già non credevo più in Dio per altre ragioni, pregai perché avevo paura. Pregai per i miei amici. Pregai perché la scuola, la piazzetta su cui giocavo a pallone e altre cose non andassero distrutte. Pregai per la mia famiglia. Stranamente non pregai per me. Non pensai neanche per un secondo che potessi morire. Mi continuavo a ripetere che non era giusto.

    Forse già sapevo senza rendermene pienamente conto che la guerra non sarebbe mai giunta da noi. Che le cose che dicevamo erano per spaventarci l’un l’altro come fosse un gioco, al quale un po’ ci credi, come quando si giocava a nascondino nel cimitero e si imitava la civetta, si muoveva la scala e si diceva che erano stati i fantasmi o i morti, e piano piano vedevi dietro l’ombra dei cipressi o sulle foto delle lapidi qualcosa che ti gelava il sangue per un secondo. Era il tuo bluff, il tuo scherzo, ma ci credevi. E così, un po’ per sentirci grandi, un po’ per il gusto sadico di spaventare l’altro, ci si faceva paura a sé stessi.
    Ma di tutta quella faccenda ricordo l’unica cosa che mi è rimasta veramente dentro: che non era giusto. Che un mondo così, non lo volevo. E mi misi a sognare (o sperare?) un mondo migliore per il futuro. E chissà, forse è per questo che scrivo racconti: per sfuggire alla realtà che imparai quel giorno.

    Oggi però non sono più un bambino. Nessuna bugia degli altri, o mia, può farmi credere ai fantasmi. La guerra non arriverà mai da noi. Non almeno nella sua forma più comune. Ma quello che è successo ieri sera rappresenta la scintilla di una minaccia ben più seria.
    Non voglio fare il catastrofista. Spero di sbagliarmi e di non leggere nei libri di storia che il 13 novembre 2015 è paragonabile all’assassino dell’arciduca Francesco Ferdinando.

    Eppure ci sono tanti piccoli indizi che spingono a vedere non dico un disegno, o uno scopo, ma una volontà latente o consapevole che sia, di tenere il mondo in una costante tensione, come una bottiglia di nitroglicerina sul bordo di un tavolo mentre impazza un terremoto.

    A tutto questo si aggiungono gli idioti alla Salvini che non aspettavano altro per dirti lo sapevo, lo sapevo, senza sapere realmente un cazzo di niente, se non trovare una scusa per odiare o per fare i porci comodi o… o per qualcosa che imparai da un romanzo.

    Da un romanzo di fantascienza, considerato un manifesto per la pace. Mattatoio N5, conosciuto anche come La crociata dei bambini, di Kurt Vonnegut. Del romanzo, benché letto pochi anni fa non ricordo nulla tranne una frase: "Ho detto ai miei figli che non devono, in nessuna circostanza, prender parte a un massacro, e che la notizia di massacri compiuti tra i nemici non deve riempirli di soddisfazione o di gioia."

    Non è un’ovvietà, una di quelle banalità che un genitore deve dire ad un figlio. È un monito ad un aspetto della natura umana, primitivo ed ancestrale, che ci fa godere nel bere sangue: che sia sangue leccato dalle spade o dalle asce, o sia sangue succhiate dalle pagine di un giornale o dalla tv, il bisogno è identico. Io stesso ieri sera ho pensato a quanto bello sarebbe se i terroristi dell'Is una volta catturati, fossero ripresi mentre gli si uccideva e gli si ficcava su per il culo un salame o un cotechino per fargli dire addio alle 72 houri, e il video andasse in loop in tutte le tv del medio oriente.

    Ma è una cosa orribile da pensare. Una cosa orribile non solo in sé, capibile semmai nell’ottica della rabbia, ma orribile perché se detta, ripetuta e ascoltata, porta a un circolo vizioso di odio.

    La guerra è la cosa più oscena che esista perché ti porta ad uccidere, a togliere il bene più prezioso che uno ha, a qualcuno che non conosci.

    Non c’è nulla di più osceno. Non riesco a immaginare niente di più orrendo.

    E niente mi si confondono i pensieri e da ieri ho il costante dubbio che a breve ci saranno migliaia di morti, inutili come tutte le morti, orrende come tutte le morti, e che il mondo che ho sognato da bambino mi sa che non si è mai realizzato e mai si realizzerà.

    È un post lungo. Se qualcuno l’ha letto, spero che abbia capito meglio di me cosa avessi inteso dire.
     
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  8. Initzu Bastard
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    stavo scrivendo una risposta ma poi ho notato che sig ha scritto e detto cose più belle delle mie.

    Aggiungo solo che se casomai, dio non voglia, mi chiamassero alle armi in qualsiasi circostanza della mia vita, preferirei essere ucciso all'istante piuttosto che arruolarmi, e non importa ciò che il nemico abbia o non abbia fatto, anche a me o alla mia famiglia. Io una persona non la uccido.



    Aggiungo ancora che sinceramente non avevo pensato ai simboli colpiti....questo mi fa venire in mente una cosa che lessi tempo fa: durante la seconda guerra mondiale nelle città europee è evidente come i siti maggiormente presi di mira dagli attacchi furono i luoghi culturali e di svago. Per ferire un popolo bisogna colpire esattamente ai cardini su cui poggia: la cultura. E quindi i simboli che la rappresentano. Non il senato, o un asettico palazzo di governo, ma un teatro, uno stadio, un museo...

    Aggiungo ancora una cosa, visto che tanto è gratis e visto che l'avevo già scritta e poi cancellata dopo aver letto sigfried:
    non era mia intenzione giustificare questi atti assolutamente ingiustificabili. Mi sembra però inutile specificare che violenza chiami violenza: ogni forza in gioco combatte una guerra, ognuno adottando le strategie a lui più congegnali. Gli uni premono un bottone perché hanno i mezzi per farlo, gli altri si infiltrano in territorio nemico e agiscono tramite azioni avventate e al più solitarie, perché probabilmente non hanno bottoni da premere.
    Si ok, sembrerebbe una giustificazione, ma visto che aborro l'idea di una qualsiasi guerra per una qualsiasi ragione, incrimino (e non giustifico) indistintamente entrambi gli schieramenti anche se in uno di essi faccio parte mio malgrado pure io.
     
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  9. Maialino Impavido
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    Io l'ho letto.
     
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  10. FedeH«
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    sig e il suo dono per la sintesi <3

    Anch'io l'ho letto! Che abbiamo vinto?


    [In multi e in privato ne abbiamo parlato, non aggiungo altro.
    Però volevo dire, ecco, che sei stato un bambino precoce :D]
     
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  11. Maialino Impavido
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    CITAZIONE (FedeH« @ 15/11/2015, 00:37) 
    sig e il suo dono per la sintesi <3

    Anch'io l'ho letto! Che abbiamo vinto?


    [In multi e in privato ne abbiamo parlato, non aggiungo altro.
    Però volevo dire, ecco, che sei stato un bambino precoce :D]

    Non è vero Sig. Mi ha comprato una cuffietta da doccia su Amazon (con prime) per farle un riassunto.

    Il mio riassunto è stato: Sig. non crede in Dio.
     
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    CITAZIONE (Maialino Impavido @ 14/11/2015, 22:56) 
    Mi pare molto umano esser più tediato da un morto in casa che da uno nella villetta di fronte. Secoli fa andavamo per clan. Ora per nazioni e confederazioni.
    Essendo francese, un attentato a Parigi mi colpisce più di una bomba mal riposta in Siria. Non sarà giusto, né logico e neppure umanitario ma è molto umano. Su questo, ora, alcuni manigoldi faranno leva per arraffar seggi.

    Dieci ore fa cercavo di contattare un amico che sapevo risiedere a Parigi. Era irrintracciabile e come ultimo accesso segnava un orario vicino a quello degli attentati. Questo fino a quando mi ha scritto su WA per ricordarmi che in verità alloggia a Strasburgo e che raggiunge la capitale solo per lavoro. Sollievo, giusto in tempo di leggere del deragliamento del treno che nel pomeriggio ha provocato una decina di morti.
    Non avevo amici da chiamare a Beirut o ad Ankara. Un attentato geo-politicamente più vicino fa più male di altri, anche agli occhi di cittadini del mondo razionali ed equamente solidali, perché tende a ricordarci quanto anche la nostra morale occidentale "illuminata" non sia poi così evoluta, visto il legame con la memoria tribale.
    --
    CITAZIONE (Maialino Impavido @ 15/11/2015, 00:53) 
    Il mio riassunto è stato: Sig. non crede in Dio.

    Un sunto del Signore.
     
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  13. Maialino Impavido
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    CITAZIONE (kado' @ 15/11/2015, 01:37) 
    Dieci ore fa cercavo di contattare un amico che sapevo risiedere a Parigi.

    In pratica c'è un qualcosa per cui i telefoni sembrano suonare liberi, ma non lo fanno per nulla. I miei parenti ancora li sento, per questo, ma so che sta capitando a molti.
    Se dovesse essere utile a qualcuno.
     
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  14. Hyè2o
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    Non si può paragonare questo attentato con quello di Charlie Hebdo perché quella era un'esecuzione contro delle persone che a loro dire avevano offeso Allah (e l'avevano veramente offeso) con l'aggiunta di chi si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato ma sostanzialmente era un'azione punitiva.
    Quello di 2 giorni fa era proprio un attacco contro persone innocenti, ragazzi, in luoghi che frequentiamo tutti.

    Una buona speranza ce l'abbiamo con il fatto che all'EXPO non è successo nulla, vuoi per intelligence o per pietà o per convenienza perché se per andare nel padiglione del Kazakistan o in quello del Giappone c'erano 10h di fila significa che di gente ce ne stava molta e quale miglior occasione di attaccare il posto in cui ci sono raccolti tutti i paesi di cultura occidentale?
     
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    Dato che un paese ci rimette la faccia a livello internazionale fiere e meeting sono generalmente ben protetti, almeno in facciata - in realtà so per esperienza di lavoro che non è poi così difficile aggirare i controlli. Il terrorismo è anche propaganda, quindi se proprio devono colpire si assicureranno di agire in maniera infallibile (venire intercettati troppo presto sarebbe una sconfitta e quindi un danno alla delirante propaganda da "popolo eletto").
     
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78 replies since 14/11/2015, 01:26   1275 views
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